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Parrot Bebop 2 – Test Drone

Parrot Bebop 2 – Test drone con “follow me”

Il Parrot Bebop 2 in test è un drone dal prezzo accessibile in grado di seguirci autonomamente mentre pedaliamo.

Qui sotto il nostro video test del Parrot Bebop 2…

La Parrot ha in catalogo molti modelli differenti di droni, adatti sia ad un uso ricreativo che professionale. Il Bebop 2 è un drone piccolo e leggero, con alcune caratteristiche che lo rendono molto adatto ad un utilizzo per le riprese video sportive. Noi di MTB Test Central abbiamo avuto modo di provare negli ultimi anni moltissime action cam, cioè le videocamere compatte per riprendere le nostre imprese sportive ed è ormai facile vedere una piccola action cam montata sui caschi o sui telai di qualche biker; la GoPro è quella che si è guadagnata la maggiore fama fra tutte, complici un’ottima qualità di ripresa e una grandissima versatilità, ma molti produttori sono riusciti a tirare fuori dei prodotti assolutamente degni di nota e in grado di rivaleggiare alla pari se non a volte superare la famosissima videocamera californiana; ottimo esempio è la Garmin Virb Ultra 30 che si è distinta per una possibilità di controllo e una qualità veramente notevoli. Certo, se si potesse aggiungere un punto di ripresa ancora diverso ai nostri filmati per creare qualcosa di sempre più professionale e impressionare i nostri amici non sarebbe male; ci vorrebbe ad esempio un drone, ma anche qualcuno in grado di pilotarlo decentemente, oppure… ecco la soluzione! Potremmo pensare a un Parrot Bebop 2, un drone molto compatto che ci inquadra e ci segue mentre andiamo in bici, senza che nessuno sia nei dintorni con un telecomando in mano. Ma è davvero possibile una cosa del genere? Ce lo siamo domandato all’inizio del nostro periodo di prova quasi con scetticismo perché, per quanto si possa essere abituati all’evolversi della tecnologia, un drone che ci segue autonomamente e ci fa delle riprese video ci sembra quasi fantascienza.

… e questo invece è un video del nostro amico Marco “Castigline” che comprende alcune riprese fatte sempre durante il test del Parrot Bebop 2 sulla neve sui Monti Simbruini (dal minuto 1:38)

Come è fatto

La Parrot è un’azienda francese fondata nel 1994 che ha iniziato con prodotti di riconoscimento vocale, ha poi proseguito con kit vivaoce per l’auto (forse uno dei prodotti con cui è diventata più nota), poi ancora con dei prodotti audio come casse e cuffie con design di Philippe Starck e un vaso smart connesso per prendersi cura delle piante anche quando non si è in casa, e ha commercializzato il suo primo drone, l’AR Drone, nel 2010. Il Bebop è del 2014 e arriva sul mercato insieme a dei minidroni battezzati Jumping Sumo e Rolling Spider; nel 2016 giungono sul mercato Il nuovo Bebop 2 con svariate caratteristiche adatte all’uso sportivo e il particolarissimo Disco, un drone con le ali (apertura alare di 1,15 m) e che quindi deve essere in costante movimento, e pure ad un velocità discreta (raggiunge gli 80 km/h). Il Bebop 2 che abbiamo ricevuto è la versione FPV, acronimo che sta per First Person View, cioè quella con il telecomando Skycontroller 2 e con il visore Cockpitglasses per vedere appunto in prima persona quello che il drone sta inquadrando e filmando con la sua telecamera, mentre è in vendita anche il solo drone ad un prezzo più contenuto. Il drone è molto compatto e leggero, con un peso rilevato di 505 grammi; il corpo centrale contiene la parte elettronica di controllo e la batteria da 2700 mAh che permette circa 25 minuti di volo. La telecamera frontale, che può essere protetta da un tappo quando il drone è a riposo, ha un sensore da 14 MPixel con obiettivo fisheye da 180° e può riprendere video in formato mp4 H264 a 1920×1080 pixel (Full HD) a 30 fotogrammi al secondo; i video vengono stabilizzati su tre assi con un sistema software, meno sofisticato di uno ottico, ma abbastanza efficace. C’è una memoria interna da 8 GB non estraibile e un sistema WiFi per connettere il drone allo smartphone; infine il sensore GPS permette un controllo completo del drone sia per fornire vari dati relativi ad ogni volo che come sistema di sicurezza per il ritorno al punto di partenza in caso di necessità o di batteria quasi scarica. Alle estremità dei quattro bracci che si estendono a formare una specie di “X” ci sono le quattro eliche a tre pale ciascuna, che si possono montare e smontare con uno strumento specifico compreso nella scatola. Il telecomando Skycontroller 2 è un’evoluzione del precedente; ora è più compatto e ricorda i joypad delle consolle da gioco con in un più un’ampia antenna e svariati comandi che offrono il completo controllo dei movimenti del drone e delle regolazioni della telecamera; ci si può montare sopra lo smartphone per utilizzarlo come display e vedere cosa sta inquadrando il drone quando lo comandiamo con il telecomando. Chiaramente può essere comandato anche direttamente con lo smartphone che in quel caso fa sia da display che da telecomando grazie a vari metodi di controllo che sfruttano sia il touchscreen che l’accelerometro/giroscopio a nostra scelta. È comunque necessario installare immediatamente l’app FreeFlight Pro, disponibile sia per iOs che per Android che consente di impostare ogni benché minimo parametro di controllo, volo e ripresa, di accedere ai video, di scaricarli di cancellarli per liberare spazio, etc. I Cockpitglasses sono molto simili a quelli che si vendono online a circa 20/30 € (Google Cardboard e simili) e permettono di alloggiare uno smartphone al loro interno; grazie a delle lenti che riescono a far mettere a fuoco quello che viene mostrato sullo smartphone a pochi centimetri dai nostri occhi, possiamo vedere ciò che viene inquadrato dalla telecamera del drone e possiamo pilotarlo come se stessimo noi stessi in volo. I Cockpitglasses si mettono sulla nostra testa con delle fasce regolabili che passano sui lati e dietro la testa e sono abbastanza comodi, chiaramente pesano un po’ sulla testa, ma si tratta sempre di brevi esperienze di volo.

Come va?

Questa è stata la nostra prima volta con un drone e ci siamo dunque trovati a capire come montare e far funzionare il tutto senza precedenti esperienze; da questo punto di vista la Parrot è stata molto brava e compilare i manuali (compresi nelle confezione) e a rendere disponibili vari tutorial video sul proprio sito; anche la parte dell’aggiornamento software è stata portata avanti senza difficoltà grazie a processi piuttosto automatizzati che coinvolgono lo smartphone. L’unica parte un po’ più complicata è stata quella di comprendere ed utilizzare al meglio le funzioni speciali di volo legate all’app come la Follow Me e il volo FPV con il visore, a causa di istruzioni un po’ più complicate da rimediare, comunque presenti online in formato pdf, ma che non abbiamo scovato subito. Una volta montate le eliche, che hanno un verso, ma tutto è spiegato molto bene grazie a piccoli elementi colorati che mostrano il verso corretto, e messa in carica la batteria, il drone risulta immediatamente pronto al volo. L’app FreeFlight Pro è gratuita e comprende delle funzioni aggiuntive a pagamento a 21,99 € ciascuna, come la Follow Me, quella che più ci interessava, e la Flight Plan per pianificare dei voli che il drone può seguire senza controlli esterni. La funzione Follow me è comunque gratuita per 180 giorni dal momento in cui si istalla l’app e abbiamo così potuto subito utilizzarla. Per accendere il drone c’è un grosso pulsante posteriore che lampeggia finché non si “aggancia” allo smartphone o al telecomando. Noi siamo partiti direttamente con il volo tramite smartphone per utilizzare subito la funzione Follow Me; quando drone e smartphone sono collegati possiamo vedere sul display del telefono quello che la telecamera sta inquadrando e una serie di comandi per far decollare il drone e comandarlo. Se si preme il pulsante per il decollo il drone si piazza in volo a circa un metro da terra, in attesa dei nostri comandi; una volta portatolo ad una quota maggiore, possiamo posizionarlo in modo che ci possa inquadrare e poi regolare l’inclinazione delle telecamera agendo con due dita sullo schermo del telefono. Attivando la funzione Follow Me ci vengono proposte due opzioni, l’Inquadratura Automatica e il Monitoraggio Automatico; la prima opzione e per farci seguire solo “con lo sguardo”, cioè con il drone che rimane in sul posto e ci segue solo con la telecamera, mentre la seconda opzione è per farci seguire fisicamente anche in volo oltre che con l’inquadratura. Una volta dato l’ok alla funzione, bisogna trovare la nostra sagoma sullo schermo e spostare una piccola finestra ridimensionabile per piazzarla in modo da inquadrarci e premere infine su “Follow”. Da quel momento il drone ha agganciato visivamente la nostra sagoma e ci può inquadrare; oltre a questo viene sfruttato il “legame” che si crea col telefono e il suo segnale GPS, per riuscire a seguirci anche in base alla posizione fisica nel caso la telecamera del drone perda la nostra sagoma sullo schermo, cosa che può capitare in mountain bike stando alle varie prove che abbiamo effettuato. Noi abbiamo scelto prima di tutto una zona priva di alberi perché il Bebop 2 non è dotato di sistemi anticollisione; messo il telefono in tasca dopo aver attivato una sorta di “blocco dello schermo” dell’app FreeFlight Pro, si è pronti a partire; il drone a quel punto ci segue fedelmente come un cagnolino ed è facile sentirlo mentre ci gira intorno, avvicinandosi e allontanandosi in base al suo software di volo; il volo è particolarmente libero e comunque il drone è programmato per non avvicinarsi a meno di cinque metri da noi e per rimanere ad una minima quota per questioni di sicurezza. Fra le tante regolazioni (è difficile immaginare quante siano, bisogna studiare a fondo il manuale) c’è quella per cui il drone può seguirci rimanendo sempre sul nostro stesso lato anche se cambiamo direzione oppure muoversi meno, facendo avanti e dietro su una sorta di percorso rettilineo, quando ad esempio ci muoviamo su un sentiero con tornanti. Dopo varie prove ci siamo resi conto che, a causa della tortuosità dei sentieri e alla rapidità con cui si cambia direzione in mountain bike, non è facilissimo per il drone seguirci costantemente, o per meglio dire inquadrarci costantemente; se il nostro movimento in bici è più regolare e senza troppe variazioni improvvise di direzione il Parrot Bebop 2 del test ci segue senza problemi, ma in altri casi ogni tanto ci perde. Grazie al GPS rimane sempre vicino a noi, fermandosi se ci fermiamo per farlo così poi atterrare facilmente. Nel caso di più biker che pedalano vicini, può capitare che il drone ne agganci uno diverso dopo aver perso il suo target principale, ma questo non è un problema particolare se comunque abbiamo almeno un biker nell’inquadratura ai fini della qualità e della possibilità di usare la ripresa fatta. Dunque per ogni ripresa che andremo ad effettuare ci sarà sempre qualche spezzone molto buono e utilizzabile per un montaggio video molto più accattivante di quello con sole riprese dal punto di vista del biker, mentre altre parti del video saranno più “paesaggistiche”, senza biker nell’inquadratura. L’ideale, ci viene da pensare, sarebbe riprendere contemporaneamente sia con il drone che con un action cam per poi montare le riprese dalla due fonti. Il volo con il telecomando Skycontroller 2, se vogliamo fare delle riprese video con un operatore, non presenta particolari difficoltà; bisogna chiaramente esercitarsi perché i comandi diventino immediati e istintivi, ma dopo pochi voli siamo riusciti a muovere il drone in cielo senza troppe difficoltà; chiaramente l’ideale in questo caso è di effettuare riprese con inquadrature abbastanza ampie e con movimenti non troppo bruschi, e non certo mettersi a seguire il biker come riesce a fare il drone con la funzione Follow Me, caso in cui bisognerebbe avere una precisione incredibile ed essere piloti provetti come quelli che fanno le corse coi droni. Il volo con il visore Cockpitglasses è infine una funzione molto spettacolare anche se la qualità che si riesce ad ottenere non è eccezionale ed è strettamente legata alla dimensione e alla risoluzione dello schermo dello smartphone; quest’ultimo va messo nel visore e, una volta attivata la modalità FPV, mostra sullo schermo due inquadrature, una per occhio, per restituire una sorta di vista tridimensionale. In questo caso bisogna collegare lo smartphone nel visore al telecomando con il proprio cavetto USB tramite la presa dedicata e comandando il drone con il telecomando, possiamo vedere in prima persona, come se stessimo volando all’interno del drone, quello che inquadra la sua telecamera. I filmati prodotti dal drone sono mediamente con un bitrate di 3,00 MB/s e questo implica che negli 8 GB di memoria disponibile si possano registrare circa 45 minuti di videro. Non c’è audio registrato dato che si sentirebbe solo il rumore delle eliche che frullano vorticosamente; i file si possono scaricare sullo smartphone o sul PC con un cavetto con una procedura molto semplice. Nel complesso i file prodotti sono di buona qualità, non eccelsa, ma del resto le inquadrature prevedono sempre che il soggetto sia ad una certa distanza e i dettagli non sono così fondamentali; più che altro è notevole, non essendoci abituati, vedere le nostre imprese inquadrate da una telecamera volante in costante movimento che rende il tutto molto coinvolgente e spettacolare. I difetti riguardano, come già accennato, più che altro la difficoltà di ottenere una ripresa in cui il target sia costantemente inquadrato, ma nel complesso riusciremo ad avere qualche minuto di riprese spettacolari da aggiungere ai nostri video, il tutto con una facilità d’uso notevole anche per chi non ha mai utilizzato niente del genere (come noi). L’acquisto della versione “liscia” con il solo drone può essere una buona idea per un biker considerando il probabile uso soprattutto con la funzione Follow Me che necessita del solo smartphone senza il telecomando Skycontroller.

Modelli e prezzi

Il Parrot Bebop 2 FPV del nostro test che comprende drone, telecomando Skycontroller 2 e visore Cockpitglasses costa 599,90 €, mentre il solo drone Bebop 2, nei colori nero/rosso o nero/bianco costa 499,90 €. La confezione del pack FPV come il nostro comprende due scatole dentro uno scatolone più grande. In quella del drone, ci sono il drone Bebop 2, una batteria da 2.700 mAh, il caricabatteria + cavo + adattatore US/JP, UK, EU, ANZ, un cavo USB, 8 eliche (quindi anche un ricambio completo di eliche), lo strumento di montaggio delle eliche e la guida rapida. Nella scatola aggiuntiva ci sono il telecomando Parrot Skycontroller 2 con il supporto per smartphone o tablet, il cavetto per la ricarica della batteria del telecomando (da usare con lo stesso trasformatore per il drone) e il visore Parrot Cockpitglasses, e anche qui una guida rapida. Se si fosse già in possesso del drone si può acquistare il solo pack FPV con telecomando e visore a 349,90 €; una batteria aggiuntiva costa invece 59,99 €. È infine disponibile la più recente versione Parroto bebop 2 Power FPV comprensiva di due batterie da 3350 mAh, per un totale di 60 minuti di autonomia, e della funzione “Follow me”.

La pagina del sito Parrot deidcata al Bebop 2: www.parrot.com

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